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Recupero delle materie prime e tutela della salute: ecco come gestire correttamente i rifiuti sanitari

Scritto da CAMEC Srl | Jul 4, 2025 1:30:48 PM

La gestione dei rifiuti prodotti in ambito ospedaliero è regolata da specifiche normative, finalizzate a tutelare la salute pubblica e a garantire la corretta gestione di scarti potenzialmente pericolosi che richiedono specifici trattamenti per poter essere smaltiti in completa sicurezza.

Il testo di legge a cui fare riferimento in questo senso è il DPR 254/2003, che ha abrogato le precedenti normative e che specifica in che modo le strutture sanitarie devono gestire i loro rifiuti per tutelare sia la sicurezza degli operatori incaricati del loro smaltimento, sia il benessere della collettività.

Le tipologie di rifiuti sanitari

Tutte le strutture, pubbliche o private, che svolgono attività medica o veterinaria di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e ricerca producono quotidianamente una grande quantità di rifiuti di diverso tipo, con caratteristiche e livelli di pericolosità differenti. Tutti questi rifiuti, secondo la normativa, devono essere classificati come “rifiuti sanitari”, ma questa definizione non fa riferimento al loro effettivo livello di pericolosità, dal momento che al loro interno sono presenti scarti di tipo molto diverso, che richiedono quindi trattamenti specifici e differenziati.

Vi sono, ad esempio, rifiuti che possono fin da subito essere assimilati ai rifiuti solidi urbani, come ad esempio gli imballaggi, gli scarti prodotti durante la preparazione dei pasti, il contenuto dei cestini presenti nei bagni e nei corridoi, le pile, i toner e così via. I rifiuti di questo tipo, pur essendo classificati come “rifiuti sanitari” perché prodotti all’interno di strutture che svolgono attività medica, non sono rifiuti speciali e quindi possono essere smaltiti secondo il normale iter degli RSU. Il loro trattamento non richiede registrazioni o accortezze particolari, al di là della normale cura nella differenziazione delle componenti, in modo da separare laddove possibile la parte organica dalla carta o dalla plastica, da avviare ai rispettivi impianti per il riciclaggio.

Diverso è invece il trattamento dei rifiuti che possono potenzialmente rappresentare un rischio per la salute pubblica, come ad esempio:

  • Rifiuti a rischio infettivo (cateteri, guanti o camici monouso utilizzati dal personale sanitario, prodotti usati per le medicazioni eccetera)
  • Rifiuti prodotti nel corso di attività di ricerca e di diagnostica (come i terreni di coltura utilizzati per alcune analisi, le piastrine di laboratorio e così via)
  • Rifiuti taglienti (aghi, bisturi eccetera)
  • Rifiuti contenenti parti anatomiche 
  • Farmaci scaduti, danneggiati o comunque non più utilizzabili
  • Sostanze chimiche di scarto

Il corretto trattamento dei rifiuti sanitari 

Lo smaltimento dei rifiuti sanitari è un processo complesso, e proprio per questo la normativa sottolinea l’importanza di formare correttamente il personale ospedaliero incaricato di gestirlo. In questo modo è possibile da un lato minimizzare i rischi per la salute degli operatori e ridurre il rischio infettivo, dall’altro favorire la corretta differenziazione dei diversi tipi di rifiuto, per massimizzare la quantità di materiale correttamente recuperato e avviato al riciclo.

È quindi fondamentale che i rifiuti sanitari vengano correttamente separati per differenziare la componente assimilabile agli RSU dai rifiuti a rischio infettivo o contenenti oggetti pungenti o taglienti. Una volta effettuata questa differenziazione, i rifiuti devono poi seguire protocolli di deposito, movimentazione e trattamento differenti. 

Se, come abbiamo visto, i rifiuti assimilabili a RSU non richiedono particolari trattamenti, i rifiuti sanitari speciali devono invece essere gestiti in modo diverso a seconda del loro grado di pericolosità. Nel caso in cui siano classificati come “non pericolosi” o “pericolosi, ma non a rischio infettivo” vanno trattati come rifiuti speciali e conservati in depositi separati prima di essere consegnati a ditte autorizzate, che ne gestiranno il corretto trattamento in impianti dedicati.

I rifiuti sanitari a rischio infettivo, invece, richiedono ulteriori accortezze, dal momento che devono essere raccolti e depositati in appositi contenitori sigillati, in modo da non costituire un rischio per la salute, e devono essere smaltiti entro cinque giorni (termine che viene portato a trenta giorni nel caso di quantitativi di rifiuto inferiore ai 200 litri). Tutte le fasi di deposito e movimentazione di questi rifiuti devono prevedere l’utilizzo di recipienti ermetici, che vanno utilizzati fino al momento in cui i rifiuti vengono avviati all’impianto di sterilizzazione dove verranno sottoposti a un processo di sanificazione che, attraverso l’utilizzo di appositi macchinari, ne abbatterà la carica batterica fino a portarla al di sotto del limite previsto dalla legge. In questo modo i rifiuti pericolosi vengono trasformati in scarti del tutto paragonabili ai rifiuti solidi urbani, non più pericolosi per la salute pubblica.

La normativa in vigore indica che, per una migliore gestione della riduzione del rischio infettivo, la sterilizzazione dovrebbe avvenire già all’interno della struttura ospedaliera, attraverso appositi impianti certificati da sottoporre a controlli periodici. Questo suggerimento non costituisce però un obbligo per le strutture sanitarie, e il trattamento dei rifiuti a rischio infettivo può anche essere effettuato esternamente, a patto che il deposito e la movimentazione dei rifiuti nelle fasi di trasporto vengano gestiti in modo sicuro e corretto, secondo quanto previsto dalla legge.

I tecnici di CAMEC sono a disposizione di tutti gli enti impegnati nel trattamento dei rifiuti sanitari e forniscono consulenza per la progettazione e la realizzazione di impianti personalizzati .
Offriamo soluzioni su misura che, a partire dalle specifiche esigenze dei nostri clienti, sono in grado di garantire il pieno rispetto delle normative in vigore e di ottimizzare il trattamento dei rifiuti, minimizzando il rischio e garantendo in tutte le fasi di lavoro la sicurezza degli operatori.